Tutto falso

 
 
 
 
di Ornella Zen
 
 
 
 

Tutto falsoFino a che punto si può ricercare la verità? Lui le chiede cosa pensa e lei non vuol dirlo e ci gira intorno e lui intuisce la nebbia che lo avvolge, le parole sfioccate come fossero ovatta a coprire e a distogliere, a confondere. Mentre lui alza la voce, con tono imperioso, incalzante, chiede, chiede, lei risponde piano ed elude le sue domande e quasi sussurra piano: d’un tratto la sua voce sottile come una frusta gli dice alcune parole dure, e lui incassa il colpo, deglutisce. Intanto lei pensa a un altro momento, fugge la memoria a un giorno d’autunno in cui presa dall’ira (o era qualcos’altro? ribellione, voglia di riscatto?) presa dall’ira scatenò la sua rabbia su uno stupido collega, per una banalissima frase già sentita troppe volte. Che poi lo strascico sarebbe diventato tutt’altro, e avrebbe preso una direzione imprevista e impensata (profumata e allettante? da scacciare?). Era stato come giocare di sponda al biliardo, ecco. C’erano degli occhi neri, così neri mai visti, e un fuoco dentro; ma era già tutto troppo. Che differenza c’è tra camminare in un corridoio e invece fuggire? Se si guarda prima chi c’è, e poi si sgattaiola a passo svelto, forse è una fuga. Il fine era sciogliere il tempo, evitare, eludere. Perché lì era il regno del pettegolezzo, e lei non avrebbe tollerato quest’onta bugiarda, da mentecatti, pronti a cogliere il riverbero d’uno sguardo, d’una parola eccedente. Il libro arrivò a sorpresa: piccolo e accattivante, consegnato da un usciere che sottolineò il mittente. Lei scandì un grazie polare. Lui ripeté, lei pure. I presenti osservavano questo misterioso duetto carico di tensione. Gli sguardi puntati, cercavano, invano, spiragli che dissipassero il mistero. Dopo che si fu allontanato l’usciere, lei ripose con apparente nonchalance il libro nella borsa. Le dita le bruciavano, ma tutto fu fatto con calma assoluta. Un’altra storia fu decidersi a iniziarne la lettura, e leggendo di concentrarsi sul testo. Poi, si ripromise di restituirlo. L’occasione propizia ci fu, a sorpresa: la colse al volo, estraendo dalla borsa il volumetto e rendendolo con tanti ringraziamenti e un piccolo commento critico. Tutto per far sbiadire l’effetto di dono, di affezione. Finirono per convenire che la prima parte era effettivamente eccellente, mentre la seconda, etc. Non c’era nient’altro che gli occhi, gli occhi nerissimi e quello spirito furente, quella rabbia che le ispirava la voglia di sedare, di placare, di addolcire. Doveva esserci un’ultima occasione di incontro, lei scelse con cura il look. Tuttavia, un’ora prima fu raggiunta da una chiamata che l’avvisava dell’anticipo: ed erano già tutti là. Arrivò in tempo per i saluti. Lui scelse il momento di accomiatarsi. (Quanto dura una stretta di mano? Più dell’eco delle parole?)
 
 
 
 

Ornella Zen docente di matematica in pensione, dal 1994 collabora con la Settimana Enigmistica per i giochi in versi e occasionalmente ha pubblicato su altre riviste enigmistiche, sempre componimenti in versi. Ha partecipato a concorsi letterari enigmistici con diversi racconti brevi. Su Squadernauti ha già pubblicato il racconto Mondi paralleli – Due coppie.
 
 
 
 
Illustrazione originale di Carlotta Mazzi.
 
 
 
 
Carlotta Mazzi (03/04/1992)
Ho studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera dove ho conseguito il Diploma di II Livello in Grafica d’Arte. Oltre alla passione per la grafica e la stampa d’arte coltivo da anni l’interesse per l’illustrazione. Oggi parallelamente alla ricerca artistica personale sono occupata come docente di arte e grafica nella scuola secondaria di I e II grado. Alcune mie tavole sono apparse su Squadernauti, qui, qui, qui e qui.

 
 

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