Cioè noi

 

Parigi, 3 marzo 2016

 
 

Ah, Parigi.

Parigi è così romantica. Viaggiare è bellissimo. Conoscere culture diverse, confrontarsi, scoprire le infinite possibilità di organizzare una vita, una comunità, mettersi in crisi una volta lontani dalle proprie abitudini. Emozionante, il gioco di mettersi in crisi.

Oggi scendevo per avenue des Champs-Élysées. Nel fiancheggiare un ristorante italiano, chissà perché, ho sollevato lo sguardo.20160303_151910 Scomparsi dalla mia prospettiva l’ampio viale, i negozi lussuosi, il viavai dei parigini, è rimasto il cielo. Ed ecco che all’improvviso non ero più a Parigi il pomeriggio del 3 marzo 2016, ma in qualunque luogo e in qualunque tempo.

Bisognerebbe viaggiare per ricordarsi che non cambia mai niente, che siamo tutti identici (lo siamo in ogni punto, da sempre e per sempre) di fronte a ciò che ci è impossibile costruire o modificare. Siamo tutti identici di fronte all’indicibile.

Bisognerebbe leggere per il medesimo motivo. Non per aumentare la differenza tra sé e gli altri bensì per riconoscersi tutti come personaggi di una medesima, comune e immutabile storia.

E allora bisognerebbe leggere il più possibile solo per affezionarsi in uguale misura a tutti i personaggi di tutti i libri letti, che sono poi un unico personaggio, cioè noi.

E allora bisognerebbe viaggiare il più possibile solo per affezionarsi in uguale misura a tutti i cieli verso cui si solleva lo sguardo, che sono poi un unico cielo, sotto il quale si consumano le vite di tutti i personaggi, che sono poi un unico personaggio, cioè noi.

 
 

Fotografia scattata dall’autore (Parigi, avenue des Champs-Élysées, 3 marzo 2016, ore 15:19).

 
 
 

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