Virginia Tonfoni

Quando parlavamo con i morti

 
 
 

Ciò che colpisce maggiormente dei tre racconti che costituiscono questo libro pubblicato da Caravan Edizioni nel 2014 e tradotto dallo spagnolo da Simona Cossentino e Serena Magi, è l’atmosfera di verità inquietante che Mariana Enriquez, scrittrice argentina, riesce a creare sulla pagina attraverso storie capaci, con estrema naturalezza, di tenere insieme normale e paranormale.

Quando parlavacaravan_enriquez_cover_31mar14 - grmo con i morti, che apre il volume omonimo, ruota attorno a una seduta spiritica organizzata da un gruppo di ragazzine adolescenti per avere informazioni sui desaparecidos, loro parenti e conoscenti, esperienza poi interrotta a causa di un evento inspiegabile che segnerà la vita di una delle partecipanti.

Le cose che abbiamo perso nel fuoco è invece la narrazione di un sconvolgente gesto di ribellione e di libertà delle Donne Ardenti, che si muove tra autolesionismo, distruzione di sé e punizione indiretta dell’intero genere maschile.

Bambini che ritornano, il racconto più lungo, vede infine protagonista Mechi, impiegata comunale dedita alla gestione dell’archivio dei bambini scomparsi nella città di Buenos Aires, la quale viene attratta dal caso della giovane prostituta Vanadis. Allorché il corpo di quest’ultima viene rinvenuto privo di vita, iniziano a verificarsi strani avvenimenti, in un crescendo di orrori.

Con una scrittura piena di levità, senza mai derive morbose, Mariana Enriquez fabbrica storie dentro le quali il ricordo di eventi tragici e terrificanti realmente accaduti si misurano con la dimensione dell’inspiegabile e dell’irrimediabile che assedia il reale, in un continuo fronteggiare il tema della morte attraverso i corpi.

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