Patrik Ouředník

Siamo buoni se siamo buoni

 
 
 

Ermanno Baistrocchi, ex editore di successo scampato a un serio incidente (“sono stato morto” si legge in diverse pagine del libro), oggi scrittore che gode di una certa fama grazie al romanzo La banda del formaggio (che l’editore di Baistrocchi avrebbe dovuto pubblicare dopo la sua morte e che invece dà alle stampe durante la sua degenza), padre di Daguntaj (“che significa, in parmigiano, «dacci un taglio»”, p. 17), separato da Emma, della quale per tutta la narrazione auspica il ritorno, è il protagonista di Siamo buoni se siamo buoni, romanzo di Paolo Nori uscito il 9 ottobre per Marcos y Marcos.

Nori ci ha abituati a uno stile riconoscibilissimo e inimitabile: ogni suo testo, a prescindere dall’ampiezza e dall’occasione per la quale è stato redatto, è non tanto un monologo interiore, quanto piuttosto la trascrizione di un ininterrotto monologo tout court, che del discorso orale ha tutte le caratteristiche: ripetizioni, correzioni o precisazioni di quanto già detto, intercalari, divagazioni, salti temporali, spaziali e logici, repentini cambiamenti di tono e di atmosfera, stilemi del linguaggio colloquiale (come, tra i molti esempi possibili, il che polivalente).

In Siamo buoni se siamo buoni c’è poi una massiccia presenza di quelle forme che in linguistica testuale prendono il nome di deissi testuali, ossia i momenti nei quali il testo fa riferimento a se stesso: “Non sono sicuro di aver detto cosa eravamo andati lì in Africa a fare”, p. 147; “devo averlo anche già scritto”, p. 155.Siamo buoni se siamo buoni

Ma se questo romanzo ha uno stretto legame con la realtà, è anche (se non soprattutto) per motivi che vanno al di là di questi aspetti formali. Per quanto stolido sia istituire collegamenti tra un autore e un’opera, nel caso specifico di Siamo buoni se siamo buoni sarebbe ottuso non rinvenire le profonde analogie tra il protagonista, Ermanno Baistrocchi, e l’autore, Paolo Nori. Intanto, le vicende biografiche: Nori ha avuto un grave incidente nello stesso giorno in cui lo ha avuto Baistrocchi; è l’autore de La banda del formaggio; codirige un’interessante casa editrice di libri digitali; e come Baistrocchi è nato a Parma, residente a Casalecchio di Reno ed esperto (nonché appassionato) di letteratura russa.

Se con le coincidenze biografiche, per non peccare di invadenza, è bene fermarsi qui, va notato che nel libro sono riportati addirittura stralci di interventi, scritti od orali, che Paolo Nori presta a Ermanno Baistrocchi: una rapida ricerca su Internet è stata sufficiente, ad esempio, per scoprire che il breve discorso tenuto da Nori sul palco del Concerto del Primo Maggio del 2013 appare quasi integralmente nel volume (pp. 81-83). (altro…)