di Leonardo Dragoni
Il porto è sottovento, rientrare sarebbe un suicidio. Proseguiamo al gran lasco. Dopo aver preso due mani alla randa e aver sostituito il fiocco piccolo con la tormentina, bisognerà predisporsi al peggio.
Siamo in quattordici a bordo, ma non tutti utili. Alcuni sono zavorra, come me. Con una mano mi sorreggo a una cima e con l’altra preservo questo stupido berretto dalla furia del vento: che rimanga sulla testa mentre affogo. Ai miei piedi c’è un uomo: prega. Deve aver capito che soltanto un miracolo potrebbe salvarci. Di fronte a lui c’è un individuo intimorito, a cui le preghiere sembrano rivolte. È al centro di un gruppetto che pare voglia proteggerlo.

Nessuno grida. Se anche si spolmonassero, le loro parole giungerebbero appena oltre la trincea dei denti dove verrebbero cancellate dal vento. Uno di loro tocca l’uomo accovacciato al centro. L’altro lo implora a distanza. Un altro ancora gli guarda le spalle, finché, vinto dalla nausea, sporge la testa fuori dallo scafo e vomita potenti fiotti di acido. Due membri della ciurma sono seduti dietro il gruppetto centrale. Uno, a babordo, guarda terrorizzato le onde proseguire la loro corsa verso la costa. Il secondo è il timoniere. Si tormenta sulla pala per deviare il flusso d’acqua sotto lo scafo, nel disperato tentativo di continuare a cavalcare la marea. Adesso le onde sono mostruose, una diversa dall’altra, alcune lunghe altre ripide, in serie ravvicinate e poi isolate, a volte perfino incrociate.
Sulle nostre teste incombono nuvole scure e minacciose, ma all’orizzonte si intuisce il sereno.
Alle vele stanno in cinque, sferzati dalla bufera. Si dannano l’anima per ridurre le velature. Non basta più terzarolare, bisogna ammainare la randa e proseguire col solo fiocco. Basterà?
L’equipaggio e l’imbarcazione incassano continue bordate, l’albero e le sartie fischiano e ululano. Ci sono almeno trenta nodi. Forse quaranta. Le frustate d’acqua giungono da ogni lato, feroci. Le onde esplodono contro la carena frantumandosi in mille zampilli che il vento nebulizza e ci sputa in faccia. Il natante s’inclina oltre le proprie possibilità. Imbarca mare e terrore. La fine sembra imminente. Il cavallone che sta arrivando sarà quello fatale. Sento che ci afferra e ci lancia verso l’alto. Eccola, la fine. Chiudo gli occhi, in attesa d’essere investito dal fendente d’acqua e ingoiato dal mare.
***
Quando li riapro sono accecato dalla luce. Riverbera su un pavimento imbrattato da chiazze di colore. Qualche bottiglia di vino vuota sparsa sopra un cimitero di cicche, in mezzo alle quali vedo la mia tavolozza e i pennelli con le setole incrostate di vernici agli oli essenziali, i barattoli con intrugli di trementina, mastice, damar, copale e ambra. Non è l’aldilà, è il mio atelier.
Alzo lo sguardo ed ecco la tela. È completa. Cristo nella tempesta, sul mare di Galilea. Ci sono anche io, il tredicesimo apostolo.
Manca soltanto la firma.
Afferro il pennello più piccolo e intingo le setole nel nero: Rembrandt.
Leonardo Dragoni, romano classe 1974, una laurea in scienze politiche, due master. Ha pubblicato due romanzi (“La psicologia del viola”, 0111 Edizioni, 2015; “I figli dell’oblio”, Clown Bianco Edizioni, 2018 – quest’ultimo candidato al premio internazionale Lattes Grinzane). Collabora col sito letterario “Thriller Cafè” e con la rivista “Leggere:Tutti”. Scrive anche racconti. Alcuni si sono piazzati o hanno vinto dei contest online, altri sono stati pubblicati su riviste letterarie, cartacee e online (“Un pallore straordinario” su “Il diario del riccio” n.3; “La caverna” su “Il diario del riccio” n.4; “Il combattimento” su “Carie letterarie” n.11; “Ossa” su “Racconticon” e “Il male fatto” su “La nuova carne” entrambi nell’estate del 2021; “Come ogni Natale” sulla rivista “Offline” n.13, del 30 settembre 2021; “La combinazione del Peyote” sul magazine letterario “Smezziamo” nell’ottobre 2021; “Le ore doppie” sul numero 5 della rivista letteraria torinese “Madre” nel novembre 2021; “Basterebbe non essere mai nati”, sulla rivista “Piegàmi” n.2 del marzo 2022).
Illustrazione originale di Anna Cigoli.
Anna Cigoli nasce a Cremona il 20 settembre 1978.
Mossa dalla passione per il disegno e la pittura frequenta prima il liceo artistico B.Bembo di Cremona, l’accademia di Brera a Milano e successivamente, sempre a Milano, un corso di comunicazione e stampa artistica dove si specializza nell’incisione e lavora per un anno in una stamperia della città.
Dal 1999 ha partecipato a varie mostre personali e collettive principalmente nel cremonese e nel milanese esponendo anche in gallerie come “Il Triangolo” di Cremona e la “Fondazione Luciana Matalon” di Milano.
Principalmente attiva come pittrice e illustratrice, ha sperimentato anche altri campi come la scultura, il fumetto e l’incisione. Su Squadernauti è apparsa un’altra sua opera, si può trovare qui.