Scoprire che non c’è nessun mistero eppure che le cose rimangono irraggiungibili, sfuggenti.
Allora il modo per stare al mondo è perdonare, cioè lasciar essere, cioè stare fuori dal mondo.
Essere animali, storditi, aperti all’inaccessibile.
Essere umani, nel vuoto, fuori dalla salvezza, aperti al possibile, all’inconoscibile.
Mentre la vita è indefinibile e incollocabile, trovare un posto dove morire, dove non soffia troppo vento e gli altri animali vanno e vengono indifferenti.
Come bestie prese nei propri comportamenti liberi dalla volontà dell’azione, scrivere senza inseguire l’opera né il compimento.
Essere abbandonati al non visto, restare sospesi nell’opaco.
Lasciare persino le parole, perdonare.
(Suggestioni liberamente ispirate a Giorgio Agamben, L’aperto. L’uomo e l’animale, Bollati Boringhieri, Torino, 2014)
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