di Michele Miccia
Verso qualsiasi luogo
tu proceda, ti metti
a scavare e ritrovi
sempre una parte di
me persa che rinnova
il nostro patto di
lealtà, mentre mi
cerchi mi compi ma
sono ancora io che sposto
il tuo punto di vista
quando credi d’avermi
contata tutta quanta.
Ti ho bruciata che
eri ancora più viva
di me, all’apice del
tuo compimento quando
nemmeno un esorcismo
ti poteva piegare,
florida ancora ma
già dissanguata mentre
chiedevi la pietà
ed il perdono di esserti
messa tra me e la tua
pelle, nell’aria ti
sei sparsa di un febbraio
di pollini precoci,
di nerofumo sui
tronchi e le foglie, ti
ho conquistata con grazia
ma non ti ho trattenuta.
Tu nuda bianco latte
perché nuda ti trovi
se meno soffri, io invece
immolato nel bacio
che non capisco e si
insabbia annichilente
prima di dialogare,
io e tu alternati a noi
in quella sospensione
che sia femmina e maschio
un limite del nostro
repertorio usurato,
solo un terzo distante
coglie un canto all’unisono.
Michele Miccia, nato nel 1959, vive e lavora a Parma. Comincia a scrivere adolescente e a venticinque anni decide di smettere, cestinando quanto sin lì prodotto. Nel 2006 riprende a scrivere. Dal 2006 al 2011 pubblica in varie antologie poetiche. Nel 2011 pubblica, stampandolo in proprio, Il ciclo dell’acqua – Parte di sotto; e nel 2014, per i tipi de L’Arcolaio, Il ciclo dell’acqua – Parte di dentro, di cui questo blog ha ospitato tre coppie di poesie (qui, qui e qui). Le tre poesie che qui presentiamo fanno parte de Il ciclo dell’acqua – Parte di mezzo, di prossima pubblicazione presso il medesimo editore. Sue poesie sono apparse su diversi blog e in riviste cartacee.
L’immagine proviene da qui.