Una poesia

 
 
 
di Franco Acquaviva

 

 

Il lago è prosciugato
il lago è una torbiera di veleni
l’autore disse ad apertura di sipario
il pubblico rimase stranito, si aspettava
un lago vero un segno di realtà un romanzo
invece tutto era bruciato
gli effetti del benessere di pochi
ritorti contro la pazienza delle cose
e fu atroce lo spettacolo, con Treplëv
che pestava i piedi no, no urlando,
e il deserto esteso al mondo.Franco_Camminante-1

Gli occhi rossi fiammeggiavano davvero
i lampeggianti della zona rossa
quella cordonata dalle autorità
che esalava un lezzo nauseabondo
e la gente con le maschere rideva
– ha riso sempre con le maschere la gente -.
Poco importa che i sorrisi
fossero scomparsi,
rimaneva da vedere
ciò che si apriva sulla piana riarsa.
Non erano trascorsi duecentomila anni,
ma fu merito di Treplëv se qualcuno
– quattro o cinque –
si accorse del lago disseccato.

Non si tratta di inventare nuove forme
un teatro nuovo, ma di smetterla
con le illusioni di sviluppo
col prometeismo della specie:
il non-teatro di Treplëv stava lì
a testimoniare da più di un secolo –
e qualcuno voleva ancora lo spettacolo.

 

Nota al testo. Treplëv è uno dei personaggi principali del Gabbiano di Anton Čechov. Nella poesia mi riferisco alla scena in cui Treplëv allestisce, nella proprietà della madre, su un palco all’aperto, alle spalle di un lago, un dramma nel quale l’autore immagina come sarà la Terra fra duecentomila anni.

 

 

Franco Acquaviva è attore, regista, drammaturgo, pedagogo del teatro.
Lavora per vent’anni come attore e insegnante al fianco della grande attrice e pedagoga danese Iben Nagel Rasmussen dell’Odin Teatret, all’interno del progetto internazionale The Bridge of Winds. Allievo di Giuliano Scabia, ha pubblicato saggi di teatrologia su diverse riviste specializzate e ha curato il volume Il Ponte dei Venti, edito da Il Battello Ebbro nel 2000. Nel 1999 fonda, insieme ad Anna Olivero, la compagnia Teatro delle Selve, che ha sede operativa presso SpazioTeatro Selve di Pella e al Teatro degli Scalpellini di San Maurizio d’Opaglio (No). Con essa alterna attività di produzione, di organizzazione e di pedagogia teatrale. Si è recentissimamente riavvicinato alla poesia.
 
 
 

2 comments

  1. L’immagine immediata che mi suscita questa passionale poesia è quella della nostra attuale situazione umana, sociale, antropologica ed esistenziale. Il fallimento della politica trova in questa mascherata l’espressione più efficace. E’ un insieme di luci e ombre, colori e visioni, suoni ed immagini che ti trasportano. Ottima scelta.

  2. Spero proprio di non far parte della “gente con le maschere” che “rideva”. Questa immagine attuale penetra nella mente e nel cuore. Riflettiamo!

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